martedì 28 ottobre 2008

ARTICOLI 5 - 5bis - 6 - 7 - 7bis - 8: LE BUGIE DELLA SINISTRA, I FATTI E LE OPINIONI

Ecco bugie, fatti e opinioni sugli articoli 5 - 5bis - 6 - 7 - 7bis - 8 della "Riforma Gelmini"


COSA DICE LA SINISTRA
"Verranno licenziati 87.000 insegnanti"
"Chiuderanno le scuole di montagna"
"Si distrugge l'Università"


COSA DICE IL DECRETO
Verranno licenziati 87.000 insegnanti? FALSO!
Non ci sarà nessun licenziamento: si andrà a razionalizzare il numero degli insegnanti rispetto al fabbisogno, non assumendone ulteriori.
In Italia c’è un docente ogni 9 alunni mentre in Europa c'è un dovente ogni 13.
In Italia nella scuola ci sono 1 milione e 350.000 dipendenti!!!

Chiuderanno le scuole di montagna? FALSO!
Nessuna scuola sarà chiusa.
Sarà invece unificato il personale amministrativo con un unico preside e un unico segretario per due scuole vicine (come previsto precedentemente dal governo di centrosinistra)

Si distrugge l'Università italiana? FALSO!
Nelle università italiane i ragazzi sono sottoposti ad un carico di ore di lezione triplo rispetto alla media europea e tutto questo per trovare giustificazione a corsi fatti solo per dare cattedre nell'ottica della scuola intesa come "stipendificio".
Un intervento sull'Università lo richiedono anche i numeri che sono davvero preoccupanti:
L’università italiana produce meno laureati del Cile
Non c’è un’università italiana tra le migliori 150 del mondo
Ci sono 37 corsi di laurea con 1 solo studente
327 facoltà non superano i 15 iscritti
Ci sono 5 università importanti con buchi di bilancio enormi (e sono i luoghi dove si protesta maggiormente) che avrebbero portato, se fossero state aziende, al licenziamento in tronco di chi le ha gestite per tanti anni Si sono moltiplicate cattedre e posti per professori senza tener conto delle reali esigenze dei ragazzi, aumentando la spesa in maniera inaccettabile
94 università più 320 sedi distaccate in posti non strategici
In Italia abbiamo 5500 corsi di laurea, in Europa la metà
170.000 materie insegnate rispetto alle 90.000 della media europea
Nel 2001 i corsi di laurea erano 2444, oggi 5500
Negli ultimi 7 anni sono stati banditi concorsi per 13.232 posti da associato ma i promossi sono stati 26.000.
Nel 99,3% dei casi sono stati promossi senza posti disponibili facendo aumentare i costi di 300 milioni di euro


COSA DICE LA GENTE
sondaggio ’Ispo (Ist. Studi pubblica opinione):
non disponibile sui temi degli articoli del post
sondaggio Mondadori per "Donna Moderna":
non disponibile sui temi degli articoli del post


COSA DICE IL MINISTRO GELMINI

“In genere il tema del precariato sembra essere appannaggio della sinistra.
In realtà io e tutto il governo abbiamo presente che è un piaga sociale gravissima, perché moltissimi ragazzi (nel campo della scuola, ma non solo) non sono in grado di organizzare la propria vita, il proprio matrimonio perché non hanno un’occupazione.
Questo è il frutto di un errore macroscopico che è stato fatto nel mondo della scuola: si è sovrastimata la capacità della scuola di creare posti di lavoro.
Oggi abbiamo una sproporzione tra il numero degli insegnanti e il fabbisogno oggettivo della scuola.
Il governo prende atto che negli ultimi dieci anni la spesa del ministero della Pubblica Istruzione è stata una spesa fuori controllo, che è aumentata del 30 per cento in dieci anni, siamo passati da 33 miliardi di euro nel ’99 a 43 miliardi nel 2008.
Con un aumento del 30 per cento senza investimenti in qualità, innovazione, in laboratori, in edilizia scolastica.
Oggi abbiamo il 97 per cento delle risorse bloccate in stipendi bassi, persino l’Ocse dice che l’Italia spende molto per pagare poco gli insegnanti. Quindi si è creato il precariato e si dà uno stipendio da fame agli insegnanti.
Bisogna voltare pagina.
In che modo?
Intanto dicendo le cose come stanno.
Io ho preferito dire anche delle verità scomode, ma non assecondare questo tentativo di rinvio della soluzione dei problemi e intanto di creazione del precariato.
Con la moratoria sulle Ssis, perché la Finanziaria 2007 aveva chiuso le graduatorie e nonostante questo le scuole di formazione per gli insegnanti della scuola secondaria funzionavano ininiterrottamente, sfornando personale che non aveva nemmeno accesso a una graduatoria, non solo non c’erano i posti di lavoro ma nemmeno la graduatoria.
Questo vale particolarmente per i ragazzi del IX ciclo.
Io ho istituito una commissione presieduta dal professor Giorgio Israel che in breve tempo darà delle risposte al problema.
Il mio intendimento è di riaprire le graduatorie fino al 2008, in modo che i ragazzi che hanno frequentato le Ssis e si sono pagati una scuola oltre i costi dell’Università, possano accedere a una graduatoria.
Poi credo che il meccanismo di formazione vada rivisto.
Possiamo avere un anno solo invece di due, in modo che la gente cominci prima a lavorare, ad avere un posto di lavoro, credo che quell’anno non vada impiegato in uno studio teorico, visto che si tratta di ragazzi laureati che hanno già fatto 5 anni di univerità, serve invece un’esperienza in classe, quindi di praticantato e al termine un concorso.
Io sento che il problema di questi ragazzi del IX ciclo rappresenta l’emblema di un modo di procedere, in cui per non dire di “no” si dice di “sì”, ma in realtà senza avere gli elementi per farlo.
Oggi noi abbiamo migliaia di precari.
Io, Sacconi, Bondi, Brunetta, stiamo pensando a quali risposte dare al precariato.
Con la Finanziaria non licenziamo nessuno, nel senso che gli insegnanti di ruolo vanno avanti a fare il proprio mestiere, il problema è che le aspettative dei precari invece rischiano di essere disattese.
Rispetto a questo nessuno ha mai immaginato un impiego nel turismo, semplicemente stiamo cercando di individuare strade alternative.
Per esempio, mentre c’è un esubero di insegnanti in materie umanistiche, c’è una mancanza di insegnanti di matematica, delle lingue.
E poi nell’ambito della cultura forse si possono trovare nuove professionalità, ma nessuno ha mai pensato di mandare gli insegnanti a fare le guide turistiche; questa è cattiva informazione che sfrutta i timori delle persone in difficoltà per attaccare il governo e creare panico.”.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Mi permetta un’osservazione, assessore, sull’università. Lei non cita mai le diverse “baronie”, dove i posti passano di padre in figlio, spesso con il benestare della politica. Quando qualcuno si ribella e cita in giudizio il “professorone” di turno, c’è quasi sempre una levata di scudi in difesa dell’accusato. Così come non dice che in Parlamento siedono, sia tra i banchi della sinistra che della destra, diversi docenti universitari che però l’aula la vedono poco, mentre intascano gli emolumenti. Perché non inserire nel decreto anche l’obbligo di scelta di quale sia la professione che si vuole fare?
Io ho frequentato un’università prestigiosa, ma statale: il Politecnico di Milano. Forse non figura nelle classifiche internazionali, come Yale o Harvard, ma tra i suoi docenti sono figurati premi nobel (Giulio Natta) e membri autorevoli dell’Agenzia Spaziale Europea (la professoressa Amalia Ercoli Finzi).
Lei cita il ministro Gelmini, che dice che c’è un esubero di insegnanti di materie umanistiche rispetto ai docenti di matematica. Io però vorrei chiedere a Lei e al ministro se non è il caso di parlare di carenza di studenti di materie umanistiche. Che sono FONDAMENTALI. Si è perso ormai l’uso del congiuntivo, nella nazione che ha dato i natali ai sommi poeti mondiali. Perché gli studenti non si iscrivono più a Lettere e Filosofia?
Come mai però l’università italiana non permette di fare ricerca? Come mai gli studenti (me compreso, all’epoca) sono costretti ad andare all’estero per poter svolgere un po’ di ricerca? Per gli sprechi? O forse perché non ci sono i fondi per farla?
Razionalizziamo le spese. Benissimo. Ma se già adesso un docente ha una cattedra a Milano e contemporaneamente una cattedra a Lecco, nella sede staccata, come si razionalizza ancora? Già così quel docente non è disponibile, praticamente, né per gli studenti di Lecco né per quelli di Milano perché si sposta di continuo tra una sede e l’altra. Allora il problema è la moltiplicazione delle sedi. Sono troppe. Ma come sono sorte? La Bicocca è nata per riqualificare un’area, così come la sede della Bovisa del Politecnico. Cosa vogliamo fare allora?
Io ho frequentato lezioni in aule dove eravamo in 500 al primo anno. Al quinto anno eravamo molti meno, perché molti si erano persi per strada e perché c’erano cinque orientamenti diversi, per cui ognuno seguiva la sua specializzazione (che all’estero si consegue sempre con un master, mentre da noi no).
Forse bisognerebbe anche dire che all’estero si studia meno. Sia negli USA, che in Francia, Germania e Inghilterra, i corsi di laurea sono più brevi dei nostri. E gli studenti escono dal corso di laurea con una preparazione teorica (e spesso anche pratica) inferiore alla nostra. Molto diffusi sono, all’estero, i corsi post-laurea, i Master. In Italia questi non sono spesso necessari perché gli studenti escono dal corso di laurea con le stesse competenze che all’estero vengono conseguite solo DOPO il Master. A costi molto elevati, accessibili solo a pochi. Non dimentichiamo questo aspetto.
Ci sono decine di corsi di laurea con un solo studente. Ma come sono sorti? Perché? Quali sono le competenze che vengono acquisite? Cerchiamo di evitare di buttare il bambino insieme all’acqua sporca.
La valutazione del merito dei docenti andrebbe fatta sui risultati in termini di promossi che escono dai loro corsi. Vigilando per evitare che, per evitare una valutazione negativa, si promuovano TUTTI (cosa molto frequente nelle scuole medie e superiori private). Un corso dove si registrano anche il 50% dei bocciati, rispetto agli iscritti all’esame, non è automaticamente un corso pieno di somari, ma può essere un corso che ha delle pecche nel metodo di insegnamento. E per tornare alle lezioni con 500 persone, le assicuro che anche il docente più bravo fa fatica a trasmettere tutto ciò che sa a tutti.

Luca Mestrone ha detto...

Ottimo commento Cuppari.
Esperienza e buon senso le permettono di tracciare un quadro dell'università italiana in parte sicuramente condivisibile.
Allora le chiedo una cosa: non pensa che 1.000 persone ragionevoli come lei avrebbero ottenuto qualche risultato nel miglioramento della riforma rispetto a migliaia di chiassosi ragazzi e che protestano senza sapere perchè e centinaia di professori che protestano perchè interessati allo status quo?
Questo è il limite di tutto quello che si è visto anche oggi: ragazzi che intervistati dalle televisioni rispondevano in modo scoraggiante perchè non sapevano neanche perchè erano lì.
Per saltare un giorno di scuola?
Perchè il prof è quindici giorni che ripete che bisogna andare?
Perchè se non vado poi il prof mi sega nell'interrogazione?
Questa è la realtà che penso abbia incontrato chiunque si sia confrontato coi ragazzi in questi giorni.
Questo è il motivo per cui la riforma non cambierà.
E, purtroppo, è anche il motivo per cui non cambia neanche la scuola.
Oggi è uno stipendificio.
La riforma può cambiare questa tendenza.
Grazie davvero per il suo commento Cuppari.
A presto!