mercoledì 29 ottobre 2008

IL DECRETO GELMINI E' LEGGE


Questa mattina il Senato della Repubblica ha approvato il "decreto Gelimini" che, pertanto, è stato convertito in legge.

Esito della votazione:
162 voti favorevoli
134 voti contrari
3 astenuti

1 commento:

Anonimo ha detto...

Il decreto è stato convertito in legge. Adesso gli strumenti previsti dalla democrazia e dalla costituzione permetteranno all’opposizione di chiedere la modifica o l’abrogazione della legge.
Tornando alla sua risposta al mio commento di ieri, vorrei farle notare che molte persone di buon senso le mie stesse osservazioni le hanno fatte. D’altra parte sarebbe troppo riduttivo, nonché facile, considerare i ragazzi che protestano come strumentalizzati. Si può anche pensare che tanti studenti delle superiori scioperino per saltare le lezioni, ma altrettanti sanno benissimo perché protestano. La fortuna di questi anni è che l’informazione è accessibile a tutti, grazie a internet. Per
cui ognuno può reperire le informazioni da varie fonti, dall’Unità al Giornale, dal sito del PD a quello del PDL, fino al sito del ministero, della Camera e del Senato.
Quindi io parto dal presupposto che buona parte di chi protesta si è documentato.
Per lo studente universitario non c’è nessuna convenienza a saltare le lezioni, anzi. Quindi perché
protestano? Perché vivono sulla loro pelle il fatto che il cambiamento non è positivo. Poi è facile fare vedere e parlare solo di chi fa solo chiasso, sputa sui poliziotti o spacca un vetro. Sa bene anche lei che
le interviste da mostrare sono “scelte”. Nel 1994, ricordo che a Limbiate venne una troupe di rete4 con Davide Mengacci, a chiedere un’opinione sul risultato elettorale all’indomani delle elezioni. Furono
intervistate 5 persone. Caso volle che io stessi passando da lì e fossi uno di quei cinque. La domanda era cosa pensassi del governo uscente e di quello entrante. Io risposi che non mi pareva che Ciampi (Primo
ministro uscente) avesse fatto un cattivo lavoro e che avrei osservato cosa avrebbe fatto Berlusconi. Un’altra signora rispose più o meno lo stesso. Fu un caso che le uniche due persone “tagliate” dal servizio
fummo noi? Lo stesso accade dall’altra parte, lo so.
Noi stiamo “discutendo” su un blog, con un sistema di botta e risposta, e Lei è un assessore di una piccola cittadina e io un semplice cittadino, ancorché rappresentante di un’associazione e appartenente a un partito politico.
I ragazzi non vogliono mantenere lo status quo, storicamente non è mai stato così. E’ dai ragazzi che è venuta la richiesta di poter valutare i propri docenti. Docenti che solo in una certa parte vogliono
mantenere lo status quo di cui sopra. E’ lo stesso discorso di prima: pochi vogliono che qualcosa non cambi, e si additano solo loro, nella massa di quelli che chiedono attenzione.
Come mai il rettore del Politecnico, di cui parlavo ieri, ha inviato a tutti i docenti, studenti, amministrativi una lettera di 7 pagine spiegando perché non appoggia questa riforma? E’ politicizzato pure lui? Il Politecnico può essere considerato “conservatore”, ma nel senso politico, non della difesa dei privilegi.
Lo stesso hanno fatto i rettori della Statale e della Bicocca. Sono anni, ammetto anche durante i governi di sinistra, che i rettori chiedono aumenti degli investimenti, che vengono invece ridotti. Se si programma di sostituire 5 uscenti con un solo entrante, dubito che si possa “svecchiare” e aprire ai giovani.
L’ascolto dei rettori, che non sono stati facinorosi, non hanno spaccato vetrine, ma hanno chiesto di poter esprimere la loro opinione, facendo essi stessi per primi una valutazione di carattere economico, avrebbe dovuto aver luogo, perché dobbiamo evitare di farci superare anche dalle università estere, oltre che dalle industrie.
Aver la maggioranza schiacciante permette di poter ascoltare anche le opinioni altrui, perché i numeri danno comunque la sicurezza di poter perseguire il proprio obiettivo. Non è detto che solo perché si sono vinte le elezioni automaticamente tutto ciò che si fa sia giusto, né che si sia autorizzati a procedere a testa bassa. Tutto è perfettibile. Ma è necessario anche voler ascoltare e saper distinguere, tra le moltitudini di urla, la voce che sussurra e magari ha un suggerimento da dare.