mercoledì 23 luglio 2008

IL PECORARO E IL CINGHIALE

Leggendo il titolo del post verrebbe da pensare a una delle tante storie simpatiche e a lieto fine da raccontare ai bambini per accompagnarli verso sonni sereni.

Invece, purtroppo, quella che vi racconto non è frutto della fantasia ma è una delle tante vicende vere che nascono dall'ambientalismo senza senso.
E come tali senza alcun lieto fine.

Protagonista Alfonso Pecoraro Scanio il nostro ex Ministro per l'Ambiente, il verde famoso per la "politca dei NO" e per provvedimenti "illuminati" dal pensiero ambientalista.
E come tali inutili oltre che dannosi.

Il Pecoraro, pur condannato dagli elettori al meritato destino di anonimato politico, nei sui anni di Governo si è voluto preoccupare dei cinghiali, questi simpatici ungulati (mammiferi con gli zoccoli) che, secondo la visione del Pecoraro-pensiero, l'uomo cattivo caccia per soddisfare i propri piaceri di gola attraverso gustose pappardelle e fumanti brasati con la polenta.

"Ma io sono verde!" avrà esclamato Pecoraro "e allora faccio vedere io come l'ambientalismo punisce l'uomo per salvare il cinghiale!"

Risultato della determinazione pecoraresca è stata una legge di due estati fa che aumentava la zona di protezione speciale per i cinghiali e allo stesso tempo riduceva il periodo in cui ne è permessa la caccia.
Ad accogliere la legge non sono ovviamente mancati gli applausi e gli elogi del mondo delle associazioni ambientaliste e delle loro derivazioni animaliste arrivate addirittura a definire la legge di Pecoraro Scanio come "un segnale all'Europa"!!!

Agevolati da questa tutela ambientalista e animalista, i cinghiali hanno vissuto più tranquilli, si sono riprodotti in gran numero e hanno ricambiato Pecoraro Scanio del favore concesso.

Come?

Distruggendo le colture e le piantagioni di oltre settanta Comuni in Umbria, Abruzzo e Marche oltre che di parte del Lazio.
Ettari di campi di mais e patate letteralmente devastati dai cinghiali!
Il lavoro dei contadini distrutto e il loro guadagno andato in fumo.

I danni?

Solo nel Viterbese tra il 2006 e il 2007 sono stati stimati danni per oltre un milione di Euro e questa emergenza ha obbligato la Regione Lazio a risarcire gli agricoltori stanziando 400.000 Euro per riparare almeno una parte dei danni del Pecoraro.
Ma se consideriamo anche tutti i comuni di Umbria, Abruzzo e Marche, i cinghiali di Pecoraro hanno procurato danni per svariati milioni di Euro.

Adesso Coldiretti e Confederazione Nazionale Agricoltori sono sul piede di guerra e chiedono di porre rimedio a quella che per l'economia di tanti piccoli paesi e di tante famiglie di contadini è diventata una vera e propria emergenza.
E ancora una volta soldi pubblici saranno necessari per porre rimedio ai danni dell'ambientalismo.

Siete ancora increduli?

Allora pensate che nella legge di Pecoraro Scanio, oltre alla tutela del riposo e della riproduzione del cinghiale, è previsto che il contadino che si permette di allontanare con la luce di una torcia (e sottolineo con la luce di una torcia e non a fucilate!!!) i cinghiali che di notte devastano il suo raccolto, viene punito con 102 Euro di multa!

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Buongiorno Mestrone,

ecco, io credo che questi interventi facciano davvero riflettere..

però aggiungerei qualcosa:

lei è un buon lettore di saggi di origine anglosassone, e quindi credo conosca bene uno degli artifici dialettici più utilizzati dalla pur apprezzabile (e vastissima) scuola Analitica:
presentare posizioni scarsamente condivisibili (a volte veri fantocci, ma non è il suo caso) per ottenere una facile posizione di rincalzo nel proporre poi le proprie controtesi.

Una specie di cavallo di Troia alla rovescia.

Insomma, quello che voglio dire è che si deve comunque distinguere tra ambientalismo e attenzione all'ambiente, tra boutades che lasciano il tempo che trovano (o peggio vengono applicate senza alcun'ottica integrata e quindi fanno più danno che altro), e invece una predisposizione ad affrontare i temi dell'equilibrio e della "sostenibilità" ambientale con un'ottica più vasta e più integrata appunto.

In sostanza, sono contento che si liberi il campo da posizioni che sollevano fumo più che contribuire a sostanziali e proficui passi in avanti, ma temo fortemente che le critiche scivolino pericolosamente da queste discutibile posizioni a presupposti di fondo che sono invece saldi e caricihi di implicazioni di senso e di azione su cui è possibile discutere.

L'attenzione, la riflessione, sui presupposti della ricerca scientifica (che solitamente sono di qualsiasi natura tranne che scientifica) non devono essere mai abbandonati.

Per quanto riguarda polemiche più "agevoli", possono essere condivisibili. Ma, come dicevo, lasciano un po' il tempo che trovano.

Saluti,

Alioscia

Luca Mestrone ha detto...

Buongiorno Alioscia.

Non mi sento di condividere quanto lei afferma circa la mia presunta intenzione di pubblicare questo post per supportare mie successiva controtesi.

E' da anni che approfondisco le tematiche ambientali viste dai diversi punti di vista e le assicuro che non mi serve "Il pecoraro e il cinghiale" per dire quello che penso.

L'ambientalismo inteso come visione fortemente e volutamente deviata dell'ambiente si evidenzia e si manifesta in tanti modi: la falsa causa, l'errore logico, il "post hoc ergo propter hoc" che proprio lei aveva notato nel titolo del blog e sottolineato in un precedente commento.

E le azioni degli ambientalisti sono spesso inutili proprio perchè mirano a risolvere l'errata causa.

Di questo potrei scrivere a lungo ma il rischio concreto sarebbe tediare le persone con astratte divagazioni nel confronto tra la visione antropocentrica, quella ecocentrica, quella cristiana e via discorrendo.

Appassionanti per chi li ha approfonditi ma rapidamente noiosi per molti.

"Il pecoraro e il cinghiale" è trasportare, magari con brutale violenza, l'evidenza di discorsi ampi all'interno della quotidianità.

Non è quindi il supporto per proporre controtesi ma solo l'evidenza delle tesi proposte.

Mi permetta Alioscia di sintetizzare con la saggezza popolare milanese, che mi ha trasmesso mia nonna, il senso di questo mio post: "a var pusèe la pratica che la gramatica".(chiedo scusa per eventuali errori nella trascrizione di frasi trasmesse verbalmente dalla nonna)

Dopo tanti post di "gramatica" un pò di "pratica"non fa mai male.

Grazie ancora per lo spessore dei suoi commenti.

E' sempre il benvenuto!

Anonimo ha detto...

Buongiorno,

ovviamente il mio intervento non aveva la pretesa di metterea fuoco dall'esterno le motivazioni del suo precedente post.

Il senso era quello di segnalare un pericolo, quello appunto che il fumo delle contese su questioni come questa potesse coprire la necessaria attenzione al tema generale.

Nonostante la mia formazione (ma forse in parte anche grazie ad essa), sono convinto anch'io che la pratica valga più della grammatica.

Ma, beninteso, una pratica che si sia fatta carica di un'opera di riflessione sulle proprie motivazioni. Insomma, buon senso ma anche consapevolezza.

Il discorso come al solito sarebbe lungo, e mi accorgo di eccedere sempre la misura..

a presto dunque

Alioscia