martedì 8 luglio 2008

LE DIFFERENZE SONO RAGIONE E CONOSCENZA

Me lo aspettavo.
E non mi sono sbagliato.

L'"uomo delle K" dal suo blog è intervenuto con rapidità in merito al mio post "La carica dei 31.000".
E non avevo dubbi.

Il mio post conteneva troppe provocazioni.
C'erano delle verità scientifiche difficilmente contestabili con altre verità scientifiche.
C'erano numeri evidenti difficilmente sovvertibili attraverso altri numeri altrettanto evidenti (come negare che una singola eruzione di un vulcano produce il triplo della CO2 prodotta in un anno da tutte le attività umane presenti sulla terra?).

Sapevo che il mio post era scomodo per essere affrontato da chi ha una visione fortemente ideologica dell'ambiente fatta più di slogan e frasi fatte (salviamo le foreste, riduciamo l'inquinamento e usiamo le energie rinnovabili) che non di fatti e dati certi.

Per questo motivo la risposta dell'"uomo con le K" è stato un divagare tra religione, edificazione selvaggia, interessi economici mondiali e propaganda ambientalista.
Un pò come nel "gioco della pentolaccia" quando il giocatore, essendo bendato e non potendo vedere dov'è la pentola da colpire, sferra colpi ovunque con la speranza, prima o poi, di raggiungere anche il bersaglio.

Me l'aspettavo.
Nulla di clamoroso.

Quando il ragionamento esce dai canoni tradizionali della battaglia politica fine a se stessa, per cercare di approfondire degli argomenti, introdurre delle analisi e degli approfondimenti, citare una scelta fatta da 31.000 scienziati, capita spesso di avere a che fare con chi, per poter intervenire e avere qualcosa da dire, deve riportare i toni alla pura bagarre.
Ma penso che sia giusto non cadere nella provocazione evitando le risposte dirette e non entrando nella bagarre.

Ho passato tanto tempo (e ne passo tutt'ora) a leggere testi, siti Internet, documenti sull'ambiente di qualsiasi genere e fonte (di Governi, di Comitati Scientifici, di Università, della Chiesa, dei movimenti ambientalisti, di opinionisti di destra e sinistra e chi più ne ha più ne metta) per fermarmi davanti alla polemica.

Voglio invece andare avanti aggiungendo due ulteriori riflessioni che proseguono il post di ieri introducendo, visto che è stata citata nel "gioco della pentolaccia" dell'"uomo delle K", anche la visione crisitana dell'ambiente.

Il riscaldamento globale provocato dall'attività uomana non ha alcuna evidenza scientifica.
Questo allarme non è scientifico ma ambientalista.
Basta pensare a tal proposito che Stephen Schneider, ex consigliere del Presidente americano Bill Clinton e oggi uno dei tanti allarmisti del riscaldamento globale, negli anni '70 ha scritto una miriade di articoli ed addirittura un libro per denunciare i rischi che le attività industriali umane avrebbero portato al congelamento della terra!!!
E' passato dal freddo al caldo con la stessa disinvoltura con cui un gamberetto surgelato passa dal congelatore all'olio di frittura!
Ma va bene così!
L'ambientalismo ha la memoria corta: caldo o freddo è relativo, l'importante è lanciare allarmi!
Infatti Schneider nonostante gli "sbalzi termici" ha ottenuto il riconoscimento che non si nega mai ad un eco-allarmista: oltre ad essere (ovviamente) una delle autorità di riferimento degli ecologisti allarmati è addirittura riuscito a farsi affidare una consulenza dall'ONU per il cambiamento climatico!!!
Incredibile!

Introducendo invece la visione cristiana dell'ambiente, è necessario partire dalle parole che ha utilizzato Giovanni Paolo II per descrivere l'ambiente come casa e come risorsa per l'uomo e, di conseguenza, l'uomo come abitante e come custode.
Se ci pensate bene, la posizione della Chiesa coincide esattamente con quella di qualunque uomo che, a prescindere dalla religione, affronta razionalmente il problema del rapporto tra uomo e ambiente.

Perchè è una posizione antropocentrica moderata che cioè mette al centro l'uomo come abitante della casa ma, al tempo stesso, riconosce all'uomo un elemento unico che lo differenzia da tutti gli altri organismi viventi e che lo caratterizza in tutta la biosfera: l'intelligenza!
Ed è proprio attraverso l'intelligenza, che è consapevolezza, che è conoscenza scientifica, che è capacità di analisi, che l'uomo può utilizzare l'ambiente come risorsa per ricercare il proprio naturale bisogno di felicità ma, al tempo stesso, può esserne il custode proprio attraverso l'intelligenza che, attraverso la conoscenza, impone i limti della ragione alla sua azione.

Questa è la visione dell'ambiente che mi appassiona e che trovo corretta.
Che non esclude la riduzione dell'inquinamento, la tutela delle foreste, le energie rinnovabili.
Ma che esclude le bugie e la strumentalizzazione quale premessa per la tutela dell'ambiente.

Dire che l'uomo è la causa dell'effetto serra è dire una bugia.
Dire che l'uomo produce una parte trascurabile della CO2 presente in atmosfera è dire una verità scientifica.
Dire che l'uomo deve ridurre l'inquinamento perchè altrimenti aumenta il riscaldamento globale e si sciolgono i ghiacciai è ripetere uno slogan fine a se stesso.
Dire che l'uomo deve ridurre l'inquinamento per migliorare la qualità della vita e tutelare la propria salute è dire una verità scientifica.

Questa è la differenza.
Ma che è una differenza sostanziale.
Perchè è la differenza tra ideologia e ragione.

E' la differenza tra ambientalismo e cultura dell'ambiente

7 commenti:

pargo ha detto...

ma scusi, se è d'accordo sul ridurre l'inquinamento per poter vivere meglio, che cosa le turba di questo trattato? quindi è sufficente un cambio del presupposto ideologico perchè Lei sia d'accordo?
In che modo questo trattato, che ormai anche gli Stati Uniti han deciso di ratificare (si sono pronunciati positivamente durante l'ultima conferenza sul clima), andrebbe a provocare danni all'ambiente?
Sul fatto poi che qusto trattato sia una misura poco incisiva, penso sian d'accordo anche gli ambientalisti..ha delle controproposte mondiali per tutelarci dagli effetti climatici?

Luca Mestrone ha detto...

Benvenuto anche a Simone nel blog “Limbiate politica”.

Cercherò di risponderle in poche parole (anche se mi rendo conto che spesso per passione mi dilungo).

Se si dice di ridurre l’inquinamento perché il monossido di carbonio, le polveri sottili e i vari inquinanti prodotti dall’attività umana sono dannosi, si fa una affermazione piena di buon senso perché in questo modo si tutelano la salute, la qualità dell’aria e quella della vita in generale.

C’è infatti un diretto legame tra la causa (l’inquinamento) e l’effetto (la salute umana) supportato da studi scientifici che obbligano sia alle iniziative concrete che a quelle simboliche e di sensibilizzazione.

Se invece si dice di voler ridurre il riscaldamento globale attraverso la riduzione dei gas serra di produzione umana, si dice una bugia perché la scienza dice che non c’è alcuna evidenza tra la causa (la quantità di gas serra di produzione umana) e l’effetto (il riscaldamento globale).

La mia rabbia è solo questa.

Le voglio rendere ancora più evidente questo aspetto con questa simulazione: facciamo lo sforzo di prendere per vero quello che dicono gli ambientalisti e che quindi il Protocollo di Kyoto sia necessario per impedire il riscaldamento globale.

Calcoli e dati scientifici alla mano, vista l’incidenza dell’attività umana sul cosiddetto effetto serra, il riscaldamento della terra di massimo 3 gradi previsto nel 2100, rispettando il Protocollo di Kyoto sarebbe rinviato, forse, di un anno.

Si rende conto Simone?

Per questo le dico che l’uomo deve intervenire, e con forza, nella riduzione degli inquinamenti che produce e che arrecano danni a se stesso e a tutta la biosfera.

Nulla può invece contro “l’inquinamento naturale” fatto dal vapore acqueo degli oceani (il vapore acqueo è il gas serra che contribuisce maggiormente all’effetto serra) dalla CO2 dei vulcani, dall’irradiazione del sole ecc.

Qui comanda la natura e non si scappa.

E anche la consolazione degli ambientalisti che il Protocollo di Kyoto è comunque un piccolo passo in avanti mi fa sorridere: è come dire a mio figlio di mettersi in piedi sulla sedia perché è un piccolo passo in avanti per realizzare il suo sogno di bambino di andare un giorno sulla Luna!

Torni a trovarmi Simone!

Anonimo ha detto...

Innanzitutto buongiorno,

Mi sembra giusto - come ha fatto - parlare di motivazioni alla base di decisioni e azioni.

La irrita il Protocollo di Kyoto, perché non centra il problema delle nostre emissioni (la salute umana, non impercettibili effetti positivi sul clima globale); è invece convinto che una riduzione dell'inquinamento sia positiva, perché influirebbe positiva mente sulla nostra (homo s.s.) salute.

Bene, in sintesi: presupposti sbagliati (l'antropocentrismo negativo) portano a risultati sbagliati (lottare tutti per la riduzione di una emissione infinitesimale di Co2), anche in battaglie giuste, come la sostenibilità del nostro progresso

Lo stesso errore, se mi permette, in cui cade lei: citare la visione cristiana dell'uomo (e già qui si potrebbe discutere a lungo su "la" visione cristiana), significa rifarsi a quanto presente nelle Scritture, con attenzione non solo all'Antico testamento, ma anche al Verbo nuovo del Vangelo.
Ma rimaniamo alla Genesi: "custode", cita anche lei questo termine. Ora, ha per caso mai visto una persona cui sia stata data in custodia qualcuno o qualcosa farne quello che vuole, salvo poi dire a chi gli ha consegnato che si è preso la libertà di modificarlo a piacimento?
Ecco, non fraintendiamo: è comodo rifarsi al concetto di libertà (la differenza è la Ragione, la ragione ci permette di scegliere, in effetti), ma non possiamo dimenticare che è legato indissolubilmente a quello di responsabilità. Un custode è responsabile, deve rispondere delle sue azioni: il mondo è per noi "casa", e a meno che lei non sia un testimone di Geova e non aspetti il ritorno di Gesù davvero su questa Terra tra non molti anni, deve rispondere a queste domande:

- se a casa sua facesse molto caldo per condizioni che sfuggono alla sua possibilità, farebbe qualcosa per abbassarlo anche solo di un grado, anche se le costa fatica, o aspetterebbe di vedere che cosa succede dopo una settimana?

- se suo figlio piccolo o il suo cane muoiono dal caldo o soffrono altri piccoli disagi, lei cerca di modificare la situazione, o lascia tutto com'è richiamandosi alla centralità dell'intelligenza?

Due parole sulla 'intelligenza': lei adotta appieno il suo concetto 'strumentale', senza neanche porsi la domanda se quella di cui parla sia LA intelligenza dell'uomo o solo una sua forma culturalmente determinata; visto che si è rifatto alla cultura cristiana, le propongo di riflettere sulla differenza tra conoscenza e coscienza.

Infine, sugli ostacoli alla scienza: lei è un politico e vive in una democrazia moderna. Sa hce la scienza è una impresa rivedibile, fallibile, fatta di programmi di ricerca in costante rapporto di superamento dialettico; ma sa anche che è chiusa, figlia adottiva di interessi economici, e in quanto tale claustrofobica e più 'papista' di un sagrestano (la scienza si fa chiesa da sola). Sa che il progresso è un concetto debole per eccellenza: chiediamo agli scienziati di controllare gli sicenziati, e lo fanno (anche onestamente, supponiamo); ma chio controlla lo strumento di controllo? E in base a cosa?
Questo 'naturalismo scientifico' è fallace, e lo si sa. Allora perché continuare a sbandierare risultati scientifici come prova di qualcosa, di qualsiasi cosa?
Non radicalizziamo, utilizziamo il buon senso e un maneggevole concetto di 'utile'; ma per carità, il lamento sull'ostacolo al progresso, questo proprio no.

Grazie e a presto.

Alioscia

Luca Mestrone ha detto...

Buongiorno Alioscia.
Bel commento!
Ci sarebbe da scrivere e tanto.

Il custode, nel senso letterale del termine, non ha sicuramente l’obbligo o il dovere di modificare ciò che gli viene dato ma ha l’obbligo di mantenerlo e basta.
Ma il ”custode” ha sicuramente l’obbligo di intervenire sia sulla manutenzione che sul miglioramento della ”casa” perché il ”custode” in questo caso è l’uomo ovvero il livello in cui la natura prende coscienza di se stessa.

E dalla conoscenza, l’uomo acquista quella coscienza di cosa è bene e cosa è male per se e per tutto ciò che lo circonda e che contribuisce alla soddisfazione del suo desiderio.
Quella coscienza che diventa razionalità nelle scelte e nelle azioni.
Pensi solo a come l'uomo abbia dovuto intervenire tantissime volte sull'habitat naturale semplicemente per tutelare la propria vita e la propria sopravvivenza dai pericoli e dalle minacce della natura.

L'uomo “custode” quindi ricerca la propria realizzazione attraverso il paragone tra i suoi desideri (di sviluppo, di bello, di tutela, di miglioramento, di conservazione, ecc.) e la sua capacità di valutarne gli effetti e la positività sulla “casa” attraverso gli strumenti a sua disposizione: la ragione, la responsabilità, la conoscenza scientifica.

Condivido sicuramente la parte del suo commento circa la fallibilità della scienza, le influenze positive e negative che sulla stessa possono arrivare, il continuo variare delle conoscenze scientifiche in funzione della possibilità di reperire informazioni sempre più qualificate.
Ma credo sia molto più preoccupante la fallibilità dell'ambientalismo basato sull'allarmismo, penso siano ben più pericolose le influenze economiche dell'eco-terrorismo, penso sia evidente il proliferare dell'eco-business attraverso soluzioni inutili ad altrettanto inutili allarmi.

Vede Alioscia, c'è un punto di incontro tra la scienza e la sua fallibilità attraverso la ragione.
E questo punto di incontro si chiama principio di precauzione.
Ed è un principio ampiamente applicato in materia ambientale (si pensi ad esempio alle soglie di legge previste per l'esposizione ai campi elettromagnetici che sono ampiamente al di sotto di quelle che la scienza ammette).

Questo è il compromesso tra conoscenza e coscienza, tra scienza e ragione.

Quello che invece dilaga, specialmente in materia ambientale, è la negazione della razionalità umana tipica di qualunque ideologia e che l’ambientalismo interpreta attraverso l’immobilismo che, nella quotidianità, si trasforma nella politica dei NO e dell’allarmismo.

Che non è utile e non è di buon senso.

Saluti Alioscia!

Anonimo ha detto...

Grazie per la risposta..

il richiamo al bon sens mi è sempre molto gradito.. credo che al di là di tutte le teorizzazioni, la buona vecchia prudentia sia sempre una strategia giusta per affrontare problemi, anche (e soprattutto) di portata globale.

Mi permetto solo di puntualizzare qualcosa riguardo a quanto detto nel post precedente sulla 'fallibilità' della scienza: non intendevo infatti ripetere uno stanco fallibilismo (che credo nulla di più possa dire nel dibattito contemporaneo circa la metodologia scientifica).. mi facevo solo portatore dei dubbi di alcuni grandi studiosi della scienza moderna (da Kuhn, a Lakatos e Feyerabend, per fare solo alcuini nomi tra i più noti) sulla congruità del suo sviluppo, e soprattutto sulla DEMOCRATICITA' della sua presentazione.

Finirei con l'andare troppo fuori campo citandole passi del libro "La scienza in una società libera", ma mi permetto molto umilmente di suggerirle che tra il dogmatismo scientifico e il vuoto anarchismo (non anarchia, ma la puntualizzazione immagino sia superflua), tra le due posizioni estreme dicevo c'è la possibilità di una "democratizzazione" della scienza, di un suo controllo più democratico appunto. In cui il buon senso - e il richiamo alla dimensione politica dovrebbe esserle gradito, visto anche l'incarico che occupa - possa mediare tra le opposte esigenze di un 'progresso' scientifico e del benessere della società.

Per chiudere il paragone, tra 'purismo' scientifico e inutile allarmismo, c'è forse una terza via che prevede, con la prudenza, di non sottovalutare certi temi, foss'anche per le implicazioni sociali che hanno.

Ad esempio, per citare uno dei suoi argomenti, il fatto che solo il 40% dei rifiuti differenziati venga poi effettivamente inserito in un circuito di riutilizzo NON AUTORIZZA a considerare la raccolta differenziata inutile o dannosa, per quanto fastidio possaa arrecare alle famiglie.

Anche qui, buon senso (e un pizzico di morale dell'impegno di matrice cristiana, per tornare al centro del discorso): io faccio il mio, che al resto..

Beh, ci pensa Dio, ma nel senso che l'Uomo è stato fatto come custode, anche delle azioni altrui.
E lei che ricopre una carica come amministratore pubblico dovrebbe sentirsi investito di tutta la responsabilità.

Saluti

Alioscia

Anonimo ha detto...

intervengo ancora, ma brevemente..

mi sono accorto solo ora che anche la sua frase di accoglienza sul blog, con la critica al

"post hoc - propter hoc" è un valido grimaldello contro le tesi ambientaliste..

Le ribatto allora subito che il fatto che il sole sorga anche senza il canto del gallo, non è un motivo sufficiente per tirargli il collo.. :)

Comunque dalla citazione intuisco abbia familiarità con Bertrand Russell, il che le fa ovviamente onore..

Per il resto, avremo modo di discuterne ancora ..

Buona serata

Alioscia

Luca Mestrone ha detto...

Mi fa molto piacere che lei abbia notato la frase di accoglienza che, volutamente, non avevo ancora spiegato.

Ma che lei ha compreso molto bene.

Nel titolo del blog non ho voluto far mancare, sia pur in modo latente, la falsa causa, l'errore logico, la semplicistica associazione tra causa ed effetto determinata solo dalla sequenza dei due fattori.

Post hoc ergo propter hoc

La base "scientifica" dell'ambientalismo...

Grazie per la sottolineatura.

A presto!

P.S.: non tiriamo il collo al povero gallo!
Il gallo ci ricorda che la natura prosegue con le sue regole e nella sua bellezza quotidiana fatta anche di rituali.
Il forzato rapporto causa-effetto tra natura e uomo è problema di altri...