martedì 22 luglio 2008

E SE EOLO NON SBUFFA?

Enel ha annunciato la realizzazione di un parco eolico a Gela, in Sicilia; un parco off-shore come usano definire questi parchi eolici realizzati direttamente nell'acqua.
A tre miglia dalla costa del Golfo di Gela saranno infatti “piantati” nel mare 115 pali eolici: 115 torri alte oltre 100 metri con pale del diametro di 115 metri.

Un pugno nell’occhio e nello stomaco.

Ma perché tutto questo?

Perché con questo parco eolico si vogliono produrre 1.150 chilowattora di energia elettrica "pulita" e coprire il fabbisogno di 390mila famiglie della zona.

Inevitabile, nelle parole dell’amministratore delegato di Enel, Fulvio Conti, un accenno alla collaborazione con le associazioni "amiche dell’ambiente”.
Ormai citare il parere favorevole degli ambientalisti è un "must"!

Nessun accenno dall'amministratore delegato invece sull’accordo che mi auguro Enel abbia sottoscritto con Eolo.
Si, parlo proprio di Eolo, il dio dei venti!

Perché, parliamoci chiaro, se non sbuffa Eolo, se non c'è vento o anche se il vento c'è ma non arriva a 4 metri al secondo, le 115 pale dell'impianto eolico di Gela rimangono ferme e le 390mila famiglie continueranno a ricevere l’energia elettrica solo grazie alle fonti tradizionali.

Ma questo non lo dice nessuno!

Perché il vero limite dell’eolico è proprio l’impossibilità di garantire la costanza e la continuità della fornitura di energia elettrica.
Perché è impossibile garantire la costanza e la continuità del vento.
E quando non girano le pale eoliche perché il dio dei venti dorme o ha la tosse, se non ci fossero le centrali tradizionali (che per gli ambientalisti sono quelle brutte e cattive che inquinano e non rispettano il Protocollo di Kyoto), le 390mila famiglie di Gela e comuni limitrofi rimarrebbero al buio!

Vi ricordate il black-out che ha colpito mezza Europa (Italia compresa) il 4 novembre 2004?
La causa è stata l’improvviso fabbisogno di energia elettrica in Germania dovuto all’assenza di vento che ha azzerato la produzione energetica eolica obbligando i tedeschi a bloccare le esportazioni di energia elettrica per sostituire il buco energetico dell'eolico.

Ma aldilà dei limiti che rendono la natura il primo giudice che condanna l'eolico, per capire gli altri limiti della tecnologia voglio sottoporvi alcuni dati presentati dal Prof. Franco Battaglia e dal Prof. Renato Angelo Ricci nel libro "Verdi fuori, rossi dentro".

Vediamo il confronto tra le varie fonti energetiche (rinnovabili e non) analizzando sia l'impatto ambientale che i costi dell'energia prodotta nell'ipotesi di costruzione di un impianto elettrico da 1.000 MWe (ovvero una centrale in grado di coprire il fabbisogno energetico di 1.000.000 abitanti):

Tipo impianto

area occupata

costo impianto

costo energia

Nucleare

15 ha

1.450 $/KWe

3 €cent/KWh

Carbone

30 ha

1.770 $/KWe

4 €cent/KWh

Olio combustibile

20 ha

1.500 $/KWe

7 €cent/KWh

Gas

12 ha

1.200 $/KWe

6 €cent/KWh

Fotovoltaico

200 ha

7.200 $/KWe

55 €cent/KWh

Eolico

12.500 ha

2.400 $/KWe

11 €cent/KWh

Se guardiamo l'impatto ambientale la differenza è davvero notevole e per certi versi clamorosa.

Ma diventa ancora più evidente se i numeri vengono presentati con ancora più semplicità: per dare energia elettrica a quasi tutta la città di Milano occorre un'area pari a:
- 17 campi da calcio se usiamo impianti a gas
- 21 campi da calcio se usiamo impianti nucleari
- 28 campi da calcio se usiamo impianti a olio combustibile
- 42 campi da calcio se usiamo impianti a carbone
- 280 campi da calcio se usiamo impianti fotovoltaici
- 17.507 campi da calcio oppure 10 volte la superficie di tutta Limbiate se usiamo impianti eolici.

Praticamente 10 volte il territorio del Comune di Limbiate riempito di pale fotovoltaiche per dare energia elettrica solo a quasi tutta la città di Milano!!!

E ovviamente sempre sperando che le previsioni del tempo annuncino vento!

Anche analizzando i costi, sia dell'impianto che dell'energia prodotta, le considerazioni non cambiano.
E' bene dire che è possibile trovare valori e stime che riportano costi dell'eolico molto più bassi rispetto a quello che appare in tabella.
Ma si tratta di valutazioni che lasciano il tempo che trovano perché non considerano che un impianto eolico produce energia mediamente 1.700/1.800 ore all'anno (proprio per l'assenza di vento) mentre gli impianti nucleari, a gas, a carbone e a olio combustibile hanno una attività continua 24 ore al giorno, 365 giorni all'anno per un totale di oltre 8.000 ore all'anno di produzione.

Questi sono i limiti dell'eolico.
E non sono limiti da poco, sono limiti sostanziali.

E in un periodo di grave crisi energetica, in un periodo in cui le bollette dell'elettricità delle famiglie aumentano mese dopo mese, dove accendere la luce sta ormai diventando un lusso, è doveroso che nello studiare un programma energetico nazionale si valutino con attenzione questi dati.

Perché non basta riempirsi la bocca con "energia pulita", "fonti rinnovabili" e altri bei proclami; bisogna trovare una soluzione seria e sostenibile.

E non a caso il Ministro Scajola ha ripreso a parlare di nucleare.
E non a caso gli ambientalisti si sono opposti al nucleare con il sole e con il vento, con il fotovoltaico e con l'eolico.

Ma l'eolico, come abbiamo visto, non è la soluzione.
E non è neanche un buon affare.

Anzi per qualcuno è un grandissimo affare: ma purtroppo sono i produttori degli impianti eolici che, grazie al gran clamore ambientalista e alle conseguenti richieste di parchi eolici, hanno potuto aumentare il costo degli impianti del 40% in due anni!

Loro sì che hanno il vento in poppa!

9 commenti:

Anonimo ha detto...

Dice le solite mezze verità che avvallano il suo credo.

Riguardo alla questione economica, tutto è relativo al nostro momento storico, ma in divenire, per ragioni ovvie, la produzione di energia da fonti rinnovabili sarà sempre più competitiva.

Punto secondo. Le centrali tradizionali sono alimentate con combustibili fossili o uranio, le cosidette fonti esauribili.
Occorre dire, per completare il quadro, che la promessa di stabilità energetica seguendo la via tradizionale è assai limitata, qualsiasi sia la stima in decenni.

L'eolico, come il solare e via dicendo, avranno la pecca di essere discontinui, ma sono eterni e quasi uniformemente distribuiti sul globo.

Riguardo all'impatto ambientale e alla resa energetica (che impattano sul costo finale), è senz'altro vero che sono perfettibili.
Figurarsi: la ricerca scientifica è andata quasi solo in una direzione!

Secondo me occorre allargare il quadro.

Luca Mestrone ha detto...

Come fa ad affermare "dice le solite mezze verità" quando non smentisce neanche una mia affermazione?

Al contrario mi conferma che le energie da fonti rinnovabili non sono competitive e affida al futuro il miglioramento della competitività.

Al contrario mi conferma la discontinuità di eolico e solare (che dal punto di vista energetico si traduce con inaffidabilità e, quindi, con la necessità delle fonti tradizionali)e affida il suo credo ambientale all'eternità delle fonti.
E io le dico eternamente discontinue e quindi eternamente inaffidabili

Al contrario mi conferma che l'eolico è fortemente impattante e affida al domani la mitigazione attraverso la ricerca scientifica.

Sono mezze verità le mie?

Sicuramente il mio credo è molto realista, fortemente legato a oggi.

Il suo è invece molto legato alla speranza di una competitività futura delle energie rinnovabili, all'eternità della loro discontinuità, alla ricerca scientifica per la mitigazione.

E' l'eterno conflitto tra realismo e speranza, tra realismo e sogno.

Ma mentre il sogno e la speranza sono fondamentali per guardare il domani, il realismo è determinante per fare le scelte oggi.

Grazie per il commento Limbiateblog.

In questo blog sto cercando di affrontare tematiche ambientali per dare ai visitatori l'opportunità di saperne un pò di più uscendo, mi permetta la presunzione, dai luoghi comuni dell'ambientalismo a favore della scienza e dei documenti.

Il contraddittorio è quindi fondamentale per dare la possibilità ai lettori di valutare anche attraverso il confronto delle diverse opinioni.

Anonimo ha detto...

Non vedo pubblicato il mio commento successivo. Mi avvisi se non è arrivato, casomai lo riscrivo.

Luca Mestrone ha detto...

Mi spiace Limbiateblog ma non mi è arrivato altrimenti, come sempre, avrebbe trovato la sua visibilità.

Se me lo invia nuovamente, sarà pubblicato.

Saluti.

Anonimo ha detto...

Provvedo.

Come fa ad affermare "dice le solite mezze verità" quando non smentisce neanche una mia affermazione?

Non la smentisco perché non ha detto cose false (le sembra strano?), solo tende ad omettere fatti e considerazioni che mi limito a riportare.

Al contrario mi conferma che le energie da fonti rinnovabili non sono competitive e affida al futuro il miglioramento della competitività.
Al contrario mi conferma la discontinuità di eolico e solare (che dal punto di vista energetico si traduce con inaffidabilità e, quindi, con la necessità delle fonti tradizionali)e affida il suo credo ambientale all'eternità delle fonti.
E io le dico eternamente discontinue e quindi eternamente inaffidabili


Glielo confermo sì, per onestà intellettuale; lei per lo stesso principio dovrebbe ammettere che la competitività è in crescita, e tuttavia, nonostante
la ricerca scientifica in questo campo sia ancora in stato embrionale, esistono fonti rinnovabili piuttosto continue: il solare, l'idroelettrica, la geotermica, l'energia degli oceani (energia talassotermica, mareomotrice e del moto ondoso), e altre un po' meno, come l'eolico, le biomasse, i biogas, ecc...
Naturalmente l'affidarsi alle seconde implica la necessità di una "stampella energetica" che al momento è costituita dalle fossili.
In futuro migliorerà la capacità di immagazzinamento durante i picchi produttivi, perciò la stampella sarà sempre meno indispensabile, e - perché no!? - affidata ad altre energie rinnovabili, una sorta di "differenziazione" dell'offerta energetica.


Al contrario mi conferma che l'eolico è fortemente impattante e affida al domani la mitigazione attraverso la ricerca scientifica.

Per onestà intellettuale glielo confermo (magari non il fortemente...). Dovrebbe osservare che l'impatto ambientale di qualsivoglia attività umana (dal produrre energia al soffiarsi il naso) è il risultato sia della tecnologia attualmente a disposizione, sia dall'uso che se ne fa. Entrambi sono fattori in evoluzione.



Sicuramente il mio credo è molto realista, fortemente legato a oggi.
Ma mentre il sogno e la speranza sono fondamentali per guardare il domani, il realismo è determinante per fare le scelte oggi.


Secondo me un buon amministratore dovrebbe provare a prospettare il suo realismo al futuro. Per rendere un miglior servizio alla collettività, che non sia limitato al momento corrente, ma lungimirante, saggio.
Purtroppo (o per fortuna) le cose cambiano, e ciò che le sembra più solido e continuo oggi, potrebbe non trovare conferme domani; le sue convinzioni potrebbero rivelarsi una barca che affonda. Non le servirebbe molto attaccarsi ad un bidone di petrolio vuoto per galleggiare (la strategia energetica italiana, ahimé).

La ringrazio per il suo commento perché mi ha dato l'opportunità di spiegare meglio delle cose che erroneamente ritenevo ovvie.



PS: In ultima battuta: contrappone sempre il realismo con il sogno. Non sono concetti incompatibili in una persona adulta e completa.
Neanche essere realisti e speranzosi.

Luca Mestrone ha detto...

Le confermo, anche dopo averlo letto di non aver ricevuto in precedenza questo commento che avrei pubblicato volentieri perchè contrappone al mio pensiero il suo senza facile polemica.

Penso che a questo punto sia giusto lasciare le due posizioni nella loro parziale diversità e senza ulteriori miei commenti.

Mi permetta invece di dirle che sono anche io un sognatore ma il mio rapporto sogno/realtà può essere sintetizzato molto bene ricorrendo ad una frase di Arthur Schopenhauer:

"la vita e i sogni sono fogli di uno stesso libro. Leggerli in ordine è vivere, sfogliarli a caso è sognare"

A presto!

Anonimo ha detto...

È davvero una bellissima citazione. Grazie.

Anonimo ha detto...

Assessore, mi permetta qualche osservazione: lei cita due dati in modo ERRATO.
Nel novembre 2006 e non 2004 si è verificato un black-out in Europa, che ha MARGINALMENTE interessato l’Italia. Primo errore. Veniale, può essere di battitura. Il secondo invece è sostanziale, visto che poi da lì è partita la sua analisi. La caduta di tensione si è avuta non perché all’improvviso non c’era più vento, ma per la condizione opposta. Nei giorni precedenti il vento era stato sostenuto. Normalmente, gli impianti necessitano di essere bilanciati, e la rete elettrica altro non è che un impianto un po’ più grande. Assegnata una quota alla produzione eolica, il resto è diviso tra le altre fonti. Ma se questa cala o, come accadde nel 2006, la produzione eolica aumenta, è necessario ridurre la produzione dalle altre fonti, per mantenere il bilancio in pari. Questo è quello che non è stato fatto. Non si è provveduto al bilanciamento,e quindi la rete è collassata.
Tra l’altro, la scelta di porre gli impianti eolici in modo tale che siano a una certa altezza non è casuale: oltre una certa quota, il vento spira SEMPRE. Ciò è banalmente dovuto alla rotazione della terra, che non si ferma (speriamo) mai. Per quanto riguarda gli impianti estesi, è prassi che non tutti i mulini funzionino contemporaneamente, anche per mantenere attivo il discorso del bilanciamento accennato sopra. Il problema della pericolosità per uccelli, coleotteri e affini è vero, ma è di facile soluzione e attuazione, con l’inserimento di dissuasori acustici, come quelli in funzione negli aeroporti. Per l’uomo non ci sarebbe alcun fastidio. In Danimarca e Svezia ho visto popolazioni di uccelli, sia di taglia piccola che grande, vicino agli impianti. I campi erano coltivati fino a una distanza di 4 metri dal pilone. La Danimarca è lo stato con vincoli ambientali più rigidi in Europa (è la stessa nazione che ci ha dato il premio qualche anno fa, giusto?), quindi presumo che l’impatto ambientale sia stato ben valutato, no?

p.s. ho usato le maiuscole perchè non riesco a inserire il grassetto.

Luca Mestrone ha detto...

Chiedo scusa per l'errore di battitura che mi ha portato a indicare novembre 2004 anzichè novembre 2006.

Il vento spira sempre mi scrive lei.
E allora?

Esistono limiti di valori minimi di vento (4 metri al secondo) perchè si attivi la produzione energetica ma anche dei valori massimi oltre i quali gli impianti non si mettono in funzione.

Rimanendo in Germania e guardano i i dati del 2004 (in questo caso l'anno è giusto) si nota quanto segue:
il massimo della potenza eolica tedesca fu registrato alle 9:15 del 25 dicembre con una potenza di 6 GW; dopo 10 ore la potenza eolica erogata era già scesa a 2 GW, sino a quasi annullarsi a mezzogiorno del giorno dopo.
In pratica la differenza di 4 GW tra le 9 del mattino e le 7 della sera di quel Natale fu colmata da 4impianti convenzionali da 1 GW ciascuno; e a mezzogiorno di S.Stefano furono 6 gli impianti convenzionali a colmare la caduta di potenza.